Quelle prospettate sono proposte irricevibili. E netto il giudizio dei sindaci di Monterotondo Mauro Alessandri e di Bracciano Giuliano Sala su quanto emerso nel corso dellincontro, tenutosi ieri 16 giugno presso gli uffici regionali, con i rappresentanti della Cabina di regia del Servizio sanitario regionale. Sul tavolo del confronto il presente ed il futuro dei due nosocomi territoriali, il SS Gonfalone di Monterotondo e il Padre Pio di Bracciano, rispetto ai quali persiste tuttora un clima dincertezza che mina loperatività corrente e mette a rischio il mantenimento delle funzioni per acuti di entrambe le strutture. Una profonda contrarietà, quella manifestata dai due sindaci, sostanziata innanzitutto dalla constatazione secondo la quale dalla bozza di Riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, prossima al varo da parte dellAmministrazione guidata dal presidente Zingaretti, era lecito attendersi maggiori e specifici elementi di discontinuità rispetto ai contenuti del Decreto 80 dellepoca Polverini. Nel documento prospettato si prevede infatti, a fronte del mantenimento nominale di prestazioni di Pronto Soccorso H24, anche la contestuale soppressione delle degenze di area chirurgica generale, di quelle chirurgiche specialistiche, ortopediche e ginecologiche nonché, per quanto riguarda lospedale di Monterotondo, del Punto nascita. A riguardo i due sindaci sottolineano: la netta difformità con la legislazione sanitaria vigente, nella quale è espressamente previsto che per essere considerata sede di Pronto soccorso una struttura sanitaria debba necessariamente annoverare le specialistiche di base ovvero Medicina Generale, Chirurgia ed Ortopedia; la sentenza del Consiglio di Stato n.03242/2012 con la quale, accogliendo le istanze dei ricorsi presentati da tutti i sindaci del bacino, veniva sancita linapplicabilità del Decreto 80 allospedale Padre Pio. Tra le molteplici motivazioni addotte particolare rilevanza assunse proprio la privazione delle funzioni di Pronto soccorso del nosocomio e la contestuale fuoriuscita del bacino dutenza dalla cosiddetta Golden Hour, ovvero fuori dai tempi massimi di percorrenza previsti per raggiungere il Pronto soccorso più vicino; la contraddizione tra la motivazione alla base della soppressione del punto nascita del SS Gonfalone, secondo la quale si provvederebbe alla chiusura di tutte le strutture al di sotto dei 1000 parti lanno, e la realtà dei fatti. Se il criterio definitivo fosse realmente quello indicato dovrebbero infatti essere prossimi alla soppressione anche i punti nascite di gran parte delle strutture ospedaliere regionali, compreso quello degli ospedali di Rieti e di Tivoli, entrambi abbondantemente sotto i mille parti lanno, questultimo paradossalmente confermato punto nascite di riferimento della Asl Rm/G. In ultima analisi quella che viene a configurarsi, secondo le ipotesi prospettate al tavolo di confronto, è una chiusura programmata. A tal proposito si osserva infatti che non è condivisibile prevedere il mantenimento della funzione di Pronto Soccorso dei due Ospedali, e a riguardo si sottolineano le possibili conseguenze per lutenza, considerando che i Presidi non disporranno più dei requisiti necessari allo svolgimento delle attività proprie di tale servizio, disattendendo lart.7 del Decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992. La soluzione prospettata produce inoltre un insostenibile aggravio delle responsabilità ricadenti sul personale medico e infermieristico, rischiando di produrre effetti ancor più negativi di quelli che configurava il diffusamente contestato Decreto 80 della Polverini. Ci aspettavamo proposte di ben altro segno. I sindaci Alessandri e Sala ribadiscono pertanto la ferma convinzione che una proposta di riorganizzazione sanitaria siffatta, basata esclusivamente su numeri peraltro errati ed incompleti nonché su mere considerazioni di ordine economico-contabile tutte da verificare, rischi fortemente di mancare il suo obiettivo principale, che è, o dovrebbe essere, il miglioramento e lottimizzazione dellofferta sanitaria territoriale e il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza. Con linevitabile conseguenza di aggravare ulteriormente i nosocomi romani e ridurli al definitivo collasso. Il tutto senza conoscere quale sarà il risparmio prodotto da questa scongiurabile operazione.